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Perché coinvolgere il corpo in una terapia, se non ho disturbi psicosomatici?
Negli ultimi anni, sempre più modelli psicoterapeutici stanno riscoprendo il ruolo del corpo, dopo decenni in cui è stato messo da parte.
Ma la vera sfida non è “aggiungere” qualche tecnica corporea: è integrare davvero corpo e psiche in un’unica visione coerente.
Non si tratta di seguire una moda o di includere pratiche come lo yoga solo perché “fanno bene”.
Si tratta di riconoscere che la mente e il corpo non sono due entità separate, ma due espressioni di un unico sistema vivente.

Nella Teoria Funzionale, il corpo non è mai disgiunto dalla psiche.
Questo modello nasce già come approccio olistico (nel senso scientifico e non esoterico del termine): il corpo non viene forzato dentro una teoria che non saprebbe come usarlo, ma è parte integrante del processo terapeutico.
Non si aggiungono semplicemente tecniche di rilassamento a un percorso verbale: si lavora con il corpo, non sul corpo.
“Il nostro essere è un Sistema Integrato che agisce, salvo dis-integrazione, all’unisono.”
Potremmo dire: tutto insieme e appassionatamente.
Ma cos’è un sistema?
Secondo la definizione scientifica, è un insieme di elementi interconnessi che reagiscono come un tutto coerente, seguendo proprie leggi generali.
Il nostro corpo-mente funziona esattamente così.
Quando viviamo uno stress lavorativo, tutto il Sistema si orienta verso un unico scopo: raggiungere l’obiettivo richiesto. Il pensiero diventa vigile, il sistema nervoso attiva la simpaticotonia, aumenta l’adrenalina, i muscoli si tendono, il cuore accelera, la digestione si mette in pausa, il cortisolo sostiene lo sforzo.
Al contrario, in uno stato di riposo e serenità, tutto si orienta verso la calma: il pensiero è fluido, le emozioni più piacevoli, il corpo si rilassa, la frequenza cardiaca si riduce, la pressione si stabilizza.
Quando siamo felici, tutto il nostro sistema lo è. Quando abbiamo paura, tutto è orientato alla paura.
Tutto funziona in modo coerente e inscindibile.
Ecco perché, quando in terapia si lavora su più piani contemporaneamente – parola, intenzione, movimento, sensazioni, fisiologia – l’efficacia diventa più profonda, reale e duratura.
Nel nostro profondo, restiamo esseri preverbali.
Questo è vero sia per la storia dell’evoluzione (filogenesi), sia per quella individuale (ontogenesi).
Come spiegava Piaget, la prima forma di intelligenza è senso-motoria: impariamo e ci adattiamo prima con il corpo, poi con le parole.
Anche da adulti, il nostro Sistema continua a percepire, apprendere e modificarsi in questo modo.
Un’esperienza vale più di mille parole, perché un’esperienza vera non è un concetto: è un fatto senso-motorio che coinvolge tutto l’organismo.
In terapia, uno dei momenti più trasformativi arriva quando si riesce a superare il famoso “è più forte di me”.
Molte persone sono pienamente consapevoli delle proprie difficoltà o reazioni, ma non riescono a comportarsi diversamente – soprattutto di fronte a emozioni primarie come rabbia e paura.
Qui, la sola parola incontra un limite.
Ed è allora che il corpo, il fare e il vivere sulla propria pelle diventano strumenti di cura.
Attraverso il corpo possiamo “disinnescare” automatismi, accedere a risorse profonde e ristabilire la naturale integrazione del nostro Sistema.
La terapia a mediazione corporea non è un insieme di tecniche, ma un modo diverso di guardare alla persona:
non come somma di parti, ma come unità viva, intelligente e sensibile.
È un percorso che utilizza parola, emozione e corpo come canali complementari, per favorire un cambiamento che non resti solo “nella testa”, ma si radichi nel modo di sentire, muoversi e vivere.
Puoi contattarmi per un colloquio conoscitivo o per ricevere maggiori informazioni sulla Terapia Funzionale a mediazione corporea.
A volte, il primo passo verso il cambiamento è semplicemente iniziare ad ascoltare — anche il proprio corpo.
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