dr. Marcello Schmid Marescalchi

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© Cimbo


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Verso una Bio-Psicologia

Chi, come me, ha studiato filosofia alle superiori, probabilmente si è imbattuto in Sigmund Freud. Lo si studia perché ha segnato una rivoluzione nel pensiero occidentale: è stato un innovatore, un punto di svolta nella conoscenza dell’essere umano. Su questo, siamo tutti d’accordo.

Da lì in poi, la psicologia ha vissuto una grande fioritura, sviluppandosi in molte direzioni, anche molto diverse dalla psicoanalisi freudiana. Parliamo comunque di una scienza (non di una filosofia!) estremamente giovane, con una storia apparentemente breve alle spalle.

Tutti siamo affascinati dal genio di Leonardo Da Vinci, ma nessuno oggi volerebbe con una delle sue macchine: ci affidiamo ai moderni velivoli. Lo stesso dovrebbe valere per la psicologia, che ha bisogno di modernizzazione, crescita, superamento delle disparità tra scuole di pensiero, e di un definitivo abbandono dei “baronati”, della dipendenza dalla filosofia e dei retaggi giudaico-cristiani. Servono onestà e coraggio. Coraggio di abbandonare il noto e di spingere oltre i confini.

La quasi totalità della psicoterapia — che nasce dalle varie scuole di pensiero — è accomunata da un bias (un vizio di fondo): è fondamentalmente cognitiva, razionale, basata sulla parola. È figlia del “cogito, ergo sum. Oggi troviamo scuole di psicoanalisi, terapia cognitiva, comportamentale, sistemico-relazionale, gestaltica, transazionale, umanistica (solo per citare le principali, con tutte le loro varianti). Poi esistono alcuni approcci corporei, come la bioenergetica, la Gestalt corporea, e infine, la più recente ma ancora poco conosciuta: la Psicologia Funzionale.

Sono fermamente convinto che, a oltre un secolo dalla nascita della psicoanalisi, sia necessario riportare l’attenzione su aspetti più concreti, solidi, e fondati anche sulla biologia. O meglio: su quell’aspetto della biologia che ci unisce, come studiosi dell’essere umano, a chi studia il comportamento animale — forse con più rigore e metodo — ovvero l’etologia.

Servono la stessa umiltà e la stessa determinazione di chi osserva gli animali. Non c’è più spazio per le elucubrazioni cervellotiche. Quelle, semmai, sono una forma d’arte: vanno bene per il salotto, per affascinarci. Ma la scienza è un’altra cosa.

Siamo animali anche noi. Mammiferi, in particolare. Condividiamo la stessa origine filogenetica e gli stessi meccanismi e bisogni fondamentali. È a questi che bisogna guardare quando ci si prende cura dell’Altro. Sì, siamo mammiferi estremamente complessi — ma proprio per questo è fondamentale non perdersi nella complessità, e risalire alla radice della semplicità.

Gli strumenti li abbiamo. Serve solo il coraggio di usarli.

La Psicologia Funzionale ci offre una grande possibilità di comprensione dell’essere umano, soprattutto se adottata in un’ottica che potremmo definire “etologica”. A patto, però, che si abbia il coraggio — come professionisti, ma forse ancora di più come utenti — di mettersi in gioco con modalità e strumenti che non ci aspetteremmo di trovare in uno studio di psicoterapia.

Vogliamo solo parlare, parlare, parlare… Pensiamo che questa sia la cura.

Ma siamo, invece, prima di tutto esseri pre-verbali. Abbiamo memorie impresse in profondità nel nostro encefalo e nel nostro corpo che non si lasciano facilmante influenzare dalle parole. Quelle memorie ci dicono, nei momenti di diffoltà: “È più forte di me!”. Non riesco a cambiare solo perché mi è stato offerto un punto di vista diverso, o perché dovrei usare la forza di volontà consigliata dal terapeuta, o perché mi è stata data una “strategia di cambiamento”.

Non è questione di teorie disparate o alla moda. Bisogna tenere i piedi per terra. Ascoltare cosa ci dicono le scienze.

La maggior parte delle nostre difficoltà — da bambini come da adulti — ha origine nei nostri anni da “cuccioli in crescita”. Parlo, volutamente, in termini etologici. Le alterazioni nell’accudimento generano gran parte del disagio. I nostri Bisogni fondamentali (che non si limitano a mangiare, bere o riprodursi) hanno bisogno di risposte adeguate. Abbiamo bisogno di esperienze concrete, non solo di parole*.

Abbiamo bisogno di sentire. Di sentirci. Di vivere il cambiamento in modo viscerale.

E questo è tanto più vero quando si ha a che fare con il trauma.

 

* vedi articolo Il Corpo in Terapia

dr. Marcello Schmid Marescalchi

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